L’identità sessuale di un individuo è qualcosa di molto complesso, che si costruisce sulla base di quattro diverse componenti, tra loro distinte, che interagiscono e si combinano tra loro: il sesso biologico, l’identità di genere, il ruolo di genere e l’orientamento sessuale.
Spesso, nella percezione comune, si fa confusione. Per questo è opportuno spiegare come si declina ciascuna di queste componenti, prima di arrivare a trattare la questione della disforia di genere.
Il sesso biologico e l’intersessualità
Il sesso biologico riguarda i caratteri sessuali e viene determinato sulla base:
- delle caratteristiche genetiche cioè della coppia di cromosomi sessuali presenti nel patrimonio genetico, (XY per i maschi, XX per le femmine);
- delle caratteristiche ormonali ;
- delle caratteristiche anatomiche cioè dai genitali esterni e interni (pene e testicoli per i maschi, vulva per le femmine).
Tuttavia, non esistono soltanto i maschi e le femmine. I cromosomi sessuali possono dare luogo anche ad altre combinazioni possibili. La forma dei genitali può variare. La quantità di ormoni presenti nel sangue può essere minore o maggiore.
Tutti coloro che manifestano caratteri sessuali prima e/o secondari che non possono essere definiti come esclusivamente maschili o esclusivamente femminili, vengono classificati con un altro termine: intersessuali o intersex.
Il concetto di intersessualità scardina al consueta visione binaria del sesso biologico.
Esistono diverse forme di intersessualità. Un caso è quello della sindrome di Morris, anche definita come sindrome da insensibilità agli androgeni. L’individuo che nasce con questa sindrome, pur avendo un corredo cromosomico XY cioè maschile, sviluppa un corpo con caratteristiche femminili poiché il suo organismo è insensibile agli ormoni maschili (gli androgeni).
Secondo l’ONU, si stima che l’1,7% della popolazione mondiale sia intersessuale. Si tratta di un caso ogni 100 nasce, per un totale di circa 30 milioni di persone in tutto il mondo.
L’identità di genere
L’identità di genere, invece, ha a che fare con il modo in cui ciascuno di noi si percepisce, con il suo sentimento di mascolinità o femminilità, che lo porta a identificarsi come uomo o donna, entrambi oppure nessuno dei due (genere non binario).
Il ruolo di genere
Quando parliamo di ruolo di genere, intendiamo ciò che culturalmente e socialmente viene associato ai concetti di mascolinità e femminilità. Si tratta di norme, stereotipi, credenze, regole comportamentali che si sviluppano all’interno dei diversi contesti sociali e culturali.
In base a essi, ci si aspetta che gli uomini facciano alcune cose e che le donne ne facciano altre.
Ci si aspetta, per esempio, che i maschi non piangano, che amino il calcio, che puntino al successo nel lavoro.
L’orientamento sessuale
Infine, l’orientamento sessuale riguarda l’attrazione emozionale, romantica e/o sessuale che proviamo verso questo o quel sesso.
Chi è attratto da persone del sesso opposto si definisce eterosessuale.
Chi è attratto da persone dello stesso esso si definisce omosessuale. Più nello specifico, per gli uomini omosessuali si usa il termine gay.Lesbiche, invece, è l’aggettivo utilizzato per riferirsi alle donne omosessuali.
Chi sperimenta un’attrazione per entrambi i sessi, maschi e femmine, è bisessuale.
Esistono poi anche gli asessuali cioè coloro che non provano alcuna attrazione, per nessuno genere o sesso.
Disforia di genere: quando sesso e identità di genere non coincidono
Come abbiamo già detto, l’identità sessuale individuale è complessa e sfaccettata.
Nella maggior parte dei casi, il sesso biologico e l’identità di genere corrispondono. Ci sono persone che nascono in un corpo femminile, con tutte le caratteristiche genetiche, ormonali e anatomiche previste da questo sesso, e che si percepiscono come donne. Così, esistono persone che nascono in un corpo maschile e si sentono in tutto e per tutto uomini.
Non è detto, però, che sia così per tutti.
La persona con disforia di genere, infatti, non si riconosce nel sesso che gli viene assegnato alla nascita. Il suo aspetto esteriore non coincide con la percezione che ha di sé stesso o sé stessa. Lui o lei vive con la consapevolezza di appartenere al genere opposto e ha la sensazione di essere intrappolato in un corpo che non lo rappresenta. Quello che vive è un vero e proprio scollamento tra il sesso biologico e il genere di cui fa esperienza, che porta con sé una profonda sofferenza.
La disforia di genere è presente all’interno
In passato, la disforia di genere era descritta e considerata come un disturbo mentale, una malattia da curare. Oggi, però, l’OMS ha scelto classificarla tra i disturbi della salute sessuale, definendola come “la marcata e persistente incongruenza tra il genere vissuto ed espresso di una persona e il sesso biologico assegnato”.
Diagnosi della disforia di genere
Esistono degli specifici criteri diagnostici per individuare la disforia di genere.
Innanzitutto, si verifica una marcata incongruenza tra genere esperito e il genere che viene assegnato alla nascita, della durata di almeno sei mesi, che si manifesta in almeno due dei modi seguenti:
- marcata incongruenza tra genere esperito e caratteristiche sessuali primarie o secondarie
- forte desiderio di liberarsi della proprie caratteristiche sessuali primarie e/o
- forte desiderio di possedere le caratteristiche primarie e/o secondarie del genere opposto
- forte desiderio di appartenere al genere opposto
- forte desiderio di essere trattato come un membro del genere opposto
- forte convinzione di avere sentimenti o reazioni tipici del genere opposto
Questa condizione deve essere associata a una sofferenza “clinicamente significativa” o a una compromissione del funzionamento dell’individuo in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti per la vita.
Il percorso di transizione e la psicoterapia
In molti casi, le persone transessuali intraprendono un percorso di transizione per poter vivere pienamente nel genere in cui si identificano e riconoscono pienamente.
Il percorso inizia proprio con una diagnosi di disforia di genere, che deve essere effettuata da uno specialista, che può essere uno psichiatra o uno psicoterapeuta abilitato. Spesso questo primo passaggio è seguito da una psicoterapia più lunga e articolata, volta a sostenere e accompagnare la persona transessuale che affronta degli enormi cambiamenti.
Una volta accertata la disforia di genere, ci si può rivolgere a un endocrinologo che ha facoltà di prescrivere una terapia ormonale sostitutiva che ha lo scopo di conferire al paziente o alla paziente i caratteri sessuali terziari, maschili o femminili, inibendo le manifestazioni fisiche proprie del sesso biologico di appartenenza.
Il dialogo e il rapporto con l’endocrinologo è molto importante per riuscire a stabilire la terapia migliore per la singola persona, adatta alle sue specifiche esigenze.
Nel caso di una persona trans FtM (female to male) cioè nata biologicamente femmina ma con identità di genere maschile, verranno somministrati farmaci androgeni, in particolare testosterone, da assumere per via di iniezioni oppure tramite gel. Gli effetti della terapia mascolinizzante sono:
- abbassamento della voce
- crescita di peli sul corpo e sul viso (barba e baffi)
- rimodellamento corporeo con diminuzione e redistribuzione del grasso
- aumento della massa muscolare e della forza
- cessazione delle mestruazioni
- atrofia mammaria e vaginale
- aumento del volume del clitoride
Possono esserci anche effetti collaterali quali l’aumento della secrezione cutanea di sebo, la comparsa dell’alopecia androgenetica, cambiamenti comportamentali. Alcuni soggetti dichiarano anche di aver sperimentato un forte aumento della libido.
È bene sottolineare che l’entità degli effetti varia da individuo a individuo.
Nel caso di persona trans MtF (male to female) cioè nata biologicamente maschio ma con identità di genere femminile, verranno prescritti farmaci assunti come gel o pillola a base di estrogeni, a cui si associa un antiandrogeno. La terapia femminilizzante determina:
- redistribuzione del grasso corporeo per dare luogo a un corpo più femminile, con incremento di cosce, natiche e mammelle
- rallentamento della crescita dei peli. Questo non li fa sparire, tanto che spesso si ricorre a tecniche di rimozione laser per eliminare del tutto la peluria corporea
- sviluppo del seno, che varia molto tra i diversi soggetti
- diminuzione della frequenza dell’erezione spontanea
Con l’inizio della terapia ormonale sostitutiva, la persona transgender passa a un’altra fase, nota come real life test o test di vita reale. Si tratta di un periodo, solitamente di un anno, durante il quale la persona vive in società come uomo o donna, a seconda del genere in cui si identifica, prima di andare incontro a dei cambiamenti definitivi con l’operazione chirurgica.
Per il cambio di documenti, occorre la sentenza del giudice.
Allo stesso modo, occorre la sua autorizzazione per procedere con gli interventi chirurgici di riassegnazione del sesso. I medici, infatti, non possono intervenire senza espressa autorizzazione.
Il dottor Simone Ordine, psicologo Roma Prati, si occupa da anni di seguire da vicino le persone con diagnosi di disforia di genere, per fornire il sostegno necessario durante la transizione. La psicoterapia, infatti, è fondamentale per accompagnare il paziente nell’esplorazione della propria identità, alleviare la sofferenza legata alla transfobia interiorizzata, migliorare l’immagine del corpo e, soprattutto, favorire il benessere integrale della persona.
Spesso, infatti, le persone transgender hanno bisogno di supporto per vari motivi.
Potrebbero non riuscire ad accettare sé stesse. Oppure potrebbero avere serie difficoltà ad affrontare l’argomento della propria identità di genere con i familiari e gli amici. Inoltre, quando si decide di intraprendere un percorso di affermazione di genere, è necessario avere le idee chiare su quale sia la strada migliore da seguire. La possibilità di parlare con uno psicologo psicoterapeuta esperto consente di acquisire maggiore consapevolezza e di maturare decisioni sulla base di conoscenze corrette e aspettative realistiche.
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